domenica 17 giugno 2012

I servizi sociali in Irpinia


La drammatica situazione in cui versa la nostra provincia in questo periodo, conferisce maggiore risalto allo stato di totale degrado dei servizi sociali irpini. Un ambito questo caratterizzato sin dalle sue origini da specifici elementi quali: la corruzione, gli abusi di potere, i favori e dalla totale incapacità dei dirigenti e degli operatori impiegati nella varie strutture;  perché la sua reale funzione non è stata e non è, paradossalmente, quella di fornire un supporto a tutti coloro che hanno un effettivo bisogna, ma invece è quella di contenere e aumentare lo stato di necessità di tutti coloro che vivono un particolare disagio, in un sistema sociale che è basato sostanzialmente sul principio dell’escludere e non dell’includere.

Partendo dal quadro normativo che disciplina le varie attività che rientrano nei cosiddetti servizi sociali, dalla carta costituzionale fino alle ultime leggi approvate in materia, la situazione sembrerebbe più che buona, ma la realtà nega integralmente quanto previsto dalla legge. Principalmente sulla base della scusa della cronica mancanza di denaro, la stragrande maggioranza degli interventi previsti dalla legge non sono realizzati. E già il fatto che il famigerato “Stato sociale” debba dipendere da un meccanismo economico monetario fondato sul debito e sull’interesse, la dice tutta sull’effettivo boicottaggio sistemico dei servizi sociali.  Ma al di là degli aspetti generali della questione, quelli che fanno più orrore sono gli aspetti specifici con cui le persone finiscono col rapportarsi quotidianamente, quando vivono determinati tipi di problemi. In particolare ci si riferisce agli operatori e i dirigenti che si permetto di speculare sulla disperazione chiedendo dei “regali” per realizzare ciò per cui sono già pagati, e spesso anche più del dovuto data la loro totale impreparazione; ci si riferisce alla qualità di quei pochi servizi forniti, che mancano della giusta professionalità e motivazione; ci si riferisce alla faziosità politica con cui sono pianificati ed implementati gli interventi, quando determinati tipi di attività dovrebbero essere totalmente svincolati dalle ideologie politiche. Certamente ci sono delle eccezioni, ma queste rimangono tali in un quadro generale decisamente pessimo.

Da molti anni a questa parte un ruolo rilevante in merito ai servizi sociali è svolto (a livello locale) dai vari Piani di zona, i quali sono degli autentici carrozzoni politici, la cui portata disumana non ha pari, il cui fine non è quello di fornire servizi ai bisognosi, ma quello di sostenere i vari gruppi di potere locale che dispensano posti di lavoro, favori ad amici e compari e contribuisco ad alimentare il ben noto mercato elettorale. Anche solo dall’analisi dei fatti accaduti negli ultimi mesi nella provincia irpina si può facilmente dedurre che la situazione è come la si descrive e solo chi è direttamente coinvolto non ammetterebbe mai che nei Piani di zona tutto si fa tranne che degli interventi di solidarietà: spartizioni di poltrone, concorsi pilotati, fondi gestiti non per pagare i servizi, ma per riempire le tasche di dirigenti assunti su diretta segnalazione politica e tante altre belle cose che dirottano quei pochi denari ancora disponibili a foraggiare la macchina della corruzione, invece di cercare veramente di affrontare l’infinita serie di disagi presenti in provincia.

Un approccio più che elementare alla questione del disagio sociale fornirebbe risultati nettamente migliori se solo fosse affrontato con uno spirito umano, rispettoso del disagio del prossimo e con l’adeguata professionalità, impiegando tecniche sia qualitative che quantitative, e spinti dalle giuste motivazioni. Ma è ben nota la natura del sistema sociale in cui ci si trova, un sistema che si oppone totalmente alla risoluzione dei problemi delle persone perché si alimenta del loro disagio. E le cose non cambieranno, non miglioreranno se il popolo continuerà ad assumere un atteggiamento egoista, se le persone non inizieranno a mobilitarsi per costruire un sistema rispettoso dell’autentica natura dell’essere umano, perché l’unica alternativa possibile all’attuale squallore passa dalla mobilitazione dei singoli per un impegno di solidarietà generale vero; in altri termini, l’unico vero modo per risolvere le questioni individuali è quello dell’autentica solidarietà sociale, della solidarietà più ampia e generale possibile che non si abbassa al vile compromesso con la disumanità; ma per fare ciò bisogna essere oggi più che mai degli uomini e non delle pecore.

Hirpus

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